I Comuni

dell'Unione
della Pianura Reggiana

Fabbrico

Fabbrico vanta una prima presenza di rilievo in zona Villa Motta, dove si trovava il castello dei Da Palude e dove attualmente è situato l’oratorio di S. Genesio, eretto da Nicolò II da Correggio nel 1485 e, con vari e successivi rifacimenti, arrivato fino a noi.
La chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Assunta si trova al centro del paese, affiancata al Castello Guidotti di cui si possono ammirare i resti delle possenti mura della metà del 1500 e l’elegante residenza estiva dei proprietari Guidotti, costruita nel 1854 su progetto dell’ing. Cesare Costa, lo stesso che ha ricostruito il teatro Municipale di Reggio Emilia.

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Campagnola Emilia

Campagnola Emilia era certamente esistente in epoca tardo-imperiale romana (IV- V sec. d.C.),anche se la più antica citazione risale ad un diploma del re longobardo Desiderio del 772 in cui si nomina Campaniola.

Nel 935, a protezione di una corte agricola, fu edificato un castello chiamato "Castellazzo", che fece parte del sistema di fortificazioni del marchese Bonifacio e della figlia Matilde di Canossa, la quale vi risiedette e da qui emanò atti e donazioni (1108).

Il Castellazzo, insieme alle cappelle di S. Andrea e S. Giovanni passò al monastero di Frassinoro, quindi ai Signori di Correggio e poi al Comune di Reggio (1250) e fu distrutto intorno al 1371 da Bernabò Visconti, signore di Milano: l’immagine del castello in fiamme si trova nello stemma del Comune.

A partire dal XV-XVI secolo, il paese ebbe una graduale rinascita che si concretizzò nella costituzione a Comune autonomo nel 1621 con decreto di Siro d'Austria, principe di Correggio e conte di Fabbrico, Campagnola e Rossena.

In seguito passò agli Spagnoli (1633) e poi agli Estensi; alla fine del Settecento fece parte della Repubblica Cisalpina, poi del Regno d'Italia.

Con la restaurazione ritornò agli Estensi di Modena, quindi, nel 1859, divenne Comune nel nuovo Regno d'Italia, con annessa la frazione di Cognento.

Dall'Unità d'Italia in poi il paese ha avuto uno sviluppo demografico e urbanistico con il trasferimento di gran parte della popolazione sparsa nella campagna in prossimità del centro storico.

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Rio Saliceto

Rio Saliceto nasce sull'alveo del torrente Rio-Tresinaro in una zona da sempre paludosa caratterizzata pertanto dalla forte presenza di salici.
Il sapiente e costante lavoro di bonifica da parte delle popolazioni che l'hanno abitata nei secoli ha reso possibile il prosperare della piccola comunità che qui si è formata.
Il simbolo sullo stendardo comunale racconta dell'unione antica tra gente e natura: da un lato, la natura rappresentata dal rio e dal salice e dall'altro, il ponte, come elemento antropico, in costante equilibrio e armonia con l'ambiente.
Il Comune di Rio nasce in data 1 gennaio 1860 e solo dopo qualche anno, l'11 gennaio 1864, cambia il suo nome in Rio Saliceto per distinguersi dagli altri comuni.

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Rolo

L'antico nome di Rolo, Ariolas, compare per la prima volta in un diploma longobardo del 772 e sembra tragga origine dalla voce latina areola, "piccola area", riferita probabilmente ad uno spazio coltivato in mezzo a boschi o ad altre terre incolte.
Il popolamento della zona risale però almeno all'età romana; ritrovamenti archeologici attestano l'esistenza di insediamenti rurali sparsi, legati alla valorizzazione delle potenzialità agricole del territorio. Quest'ultimo, dal punto di vista amministrativo, quasi certamente rientrava allora nella giurisdizione del municipio di Regium Lepidi.
In età comunale Rolo rientrava nel contado della città di Reggio e fu teatro di scontri armati fra le opposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Nei secoli successivi localmente si andò sempre più affermando il dominio di un ramo della nobile famiglia reggiana Sessi che rimase feudataria del territorio fino al 1776 con il diritto ereditario di nominare gli arcipreti della pieve di Rolo, privilegio che poi la comunità rolese ricevette con testamento dall'ultimo feudatario e che ancor oggi è goduto, pur se ormai solo formalmente, dal Consiglio Comunale.
Nel 1776, anno in cui morì il marchese Gaetano Sessi senza lasciare eredi maschi, il territorio rolese passò sotto il diretto controllo dell'amministrazione imperiale austriaca, durante il regno di Maria Teresa e aggregato al Ducato di Mantova.
Durante il risorgimento numerosi patrioti rolesi parteciparono alle guerre d'indipendenza italiana; fra questi tre giovani volontari, i fratelli Pellegrino, Giuseppe ed Anastasio Lupazzi, che persero la vita nel 1849 combattendo per difendere la Repubblica romana.
Nella Resistenza e nella lotta per la libertà la comunità di Rolo si è distinta partecipando con il distaccamento "Aldo" della 77^ brigata S.A.P. a numerose azioni di rinforzo e sabotaggio (battaglia di Gonzaga, battaglia di Fabbrico, sabotaggio di Ponte Alto), fino all'estremo tributo di sangue pagato a pochi giorni dalla liberazione nell'eccidio della Righetta (15 aprile 1945), in cui persero la vita 7 partigiani del distaccamento.

Il territorio è quello tipico della pianura reggiana, attraversato dalle Bonifiche e coltivato in particolare a vite, frutteti (pere) e foraggio. Rientra nel territorio di produzione del Parmigiano-Reggiano.

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San Martino in Rio

San Martino in Rio si trova nella pianura Padana, a 15 km a nord-est di Reggio nell'Emilia, a 36 metri s.l.d.m. ed ha una popolazione di 8.111 abitanti.
Il territorio comunale, oltre che dal capoluogo, è formato dalle frazioni di Gazzata, Marzano, Osteriola, Stiolo, Trignano per un totale di 22,65 chilometri quadrati.
Confina a nord e ad ovest con Correggio, ad est con il comune modenese di Campogalliano e a sud con Rubiera e Reggio nell'Emilia.

I primi insediamenti umani risalgono all'età del bronzo, tra il sec. XVI e il sec. XIII a.C., come dimostrato dai rilevamenti effettuati fino a m 7,60 di profondità sotto l’ala nord della Rocca.
Un luogo, quello su cui sorge San Martino in Rio, che ha sempre presentato condizioni favorevoli per l’insediamento e l’aggregazione umana, in quanto situato nei pressi dell’antico torrente Trexinaria.
Al primo insediamento terramaricolo è seguita certamente la presenza di altre culture.
La centuriazione, ancora leggibile nel tessuto viario, i ritrovamenti archeologici e i toponimi sono tracce indiscutibili della presenza romana.
Testimoniano invece la presenza dei Longobardi due tombe, ritrovate nell’Ottocento, e il nome del paese, San Martino, riferito a uno dei loro santi protettori.

Attualmente, a San Martino in Rio, operano diverse imprese industriali e artigianali operanti nel settore meccanico, tessile, agricolo e dei servizi.
Tra i prodotti tipici locali spiccano il formaggio Parmigiano Reggiano, il vino lambrusco reggiano e i salumi.

www.comune.sanmartinoinrio.re.it